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Il Lama Atisha nacque da famiglia reale (secondogenito di un raja locale) con titolo di principe, nel lontano 982 nel villaggio di Vajrayogini nel Bikrampur, una regione a nord est del Bengala, in India orientale (nell' attuale Bangladesh). Nel 1011 fu ordinato monaco col nome di Dipamkara Shrijnana a Bodhgaya, il luogo dove nel 528 a.C. Gautama Siddhartha Sakyamuni aveva raggiunto l' illuminazione. Divenne il più colto studioso del monastero Nalanda, in India, la più grande Università di filosofia buddista dell'epoca. Lama Atisha si trasferì in Tibet nel 1042 dove sull' Himalaya si realizzò e non tornò mai più in India. Fu determinante nell'introdurre un culto più orientato verso la figura del bodhisattva Avalokiteshvara e la figura di Tārā, entrambe portatrici del valore della compassione. Di fronte a un Tibet in cui le pratiche buddhiste, introdotte secoli prima da Padmasambhava per mezzo della magia, si erano fuse con culti sciamanici, con la religione Bön e con culti shivaiti, l'operazione intellettuale promossa da Atisha prevedeva l'insegnamento graduale. Egli contemplò le tre ruote del Dharma in un ordine logico, delineandole con disposizione lineare e graduale
Atisha e il metodo della compassione:
rendendole di conseguenza comprensibili e praticabili da chiunque desideri seguire il percorso del Buddha, indipendentemente dal proprio livello di sviluppo. Tuttora in Tibet queste rimangono tra le figure più importanti della venerazione buddhista.
Atisha è considerato il più raro dei maestri, raro perché ricevette l'insegnamento di tre maestri illuminati. Non era mai accaduto prima, né si è più ripetuto. Essere discepolo di tre maestri illuminati è semplicemente incredibile, dato che un maestro illuminato è sufficiente. Il primo dei tre maestri con cui Atisha restò per molti anni fu Dharmakirti, un grande mistico buddhista. Questi gli insegnò la non-mente, gli insegnò il vuoto, gli insegnò come avere una mente priva di pensieri, gli insegnò come distaccarsi da qualsiasi contenuto della mente ed essere privo di contenuto. Il secondo maestro fu Dharmarakshita, un altro mistico buddhista. Questi gli insegnò l'amore, la compassione. E il terzo maestro fu Yogin Maitreya, un altro mistico buddhista. Questi gli insegnò l'arte di accogliere le sofferenze altrui e assorbirle nel proprio cuore: l'amore all'opera. Atisha è il nome che ha ricevuto proprio dovuto al fatto che ha avuto 3 maestri illuminati, Atisha significa "Colui che è Tre Volte Grande"
La meditazione del cuore ha le fondamenta sul concetto del dolore, della sofferenza, come mezzo di trasformazione. Atisha ci insegna che il dolore è naturale, deve essere compreso, deve essere accettato. Poiché naturalmente abbiamo paura del dolore, naturalmente lo evitiamo. Ecco perché molte persone hanno evitato il cuore e vivono sospese nella testa, hanno vissuto nella testa. Il cuore arreca sofferenza, è vero, ma solo perché è in grado di dare piacere, solo per questo dà sofferenza. Il dolore è la via che permette al piacere di giungere, l'agonia è la soglia da cui entra l'estasi. Se ne sei consapevole, accetti il dolore come una benedizione. In quel caso, d'un tratto la qualità del dolore inizia immediatamente a cambiare. Non sei più in conflitto con il dolore, e poiché non sei più in antagonismo, non è più dolore, è un amico. È un fuoco che ti ripulirà. È una trasformazione, un processo, in cui ciò che è vecchio se ne andrà e giungerà il nuovo, in esso la mente scomparirà e il cuore funzionerà nella sua totalità. E a quel punto la vita sarà una benedizione. Ci sono molti metodi di meditazione che si basano sul cosiddetto "Pensiero positivo" ovvero inalare luce ed espellere fumo nero, inalare energia positiva ed espellere quella negativa ecc. ecc. Il metodo di Atisha è l'esatto opposto.
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La meditazione del cuore, il metodo della compassione:
Queste le istruzioni di Atisha per la meditazione di trasformazione alchemica attraverso il respiro, questo è il metodo della compassione:


- Quando inspiri, pensa di inspirare tutte le infelicità e tutte le miserie di tutte le persone del mondo tutte le sofferenze di tutti gli esseri passati, presenti e futuri. Tutta l'oscurità, tutta la negatività, tutto l'inferno che esiste ovunque,  tu lo inspiri. E lascia che venga assorbito dal tuo cuore.

- Quando espiri, espira tutta la gioia che hai, tutta la tua beatitudine, tutte le benedizioni che hai in te. Espira, riversale nell'esistenza.


Questo è il metodo della compassione: bevi tutte le sofferenze e riversa ogni benedizione. all'esterno Se lo fai, rimarrai sorpreso: nel momento in cui assorbi in te tutte le sofferenze del mondo, non sono più tali. Il cuore le trasforma immediatamente in energia. Il cuore è una forza trasformante: assorbe l'infelicità e la trasforma in beatitudine… poi la riversa all'esterno. Quando avrai compreso che il tuo cuore è in grado di compiere questa magia, questo miracolo, vorrai farlo sempre, in ogni situazione.
Prova questo splendido metodo di compassione: assorbi in te ogni infelicità e riversa all'esterno ogni gioia.